I Forti

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E' inoltre consigliato visitare il Museo di Enego "Il Ricordo":

 

 

Ad Enego sono presenti due bellissimi forti della prima Guerra Mondiale, entrambi sono stati ristrutturati e sono quindi visitabili. Sono il Lisser e il Coldarco e fanno parte entrambi del progetto “Ecomuseo della Grande Guerra delle Prealpi Vicentine“.

Forte Lisser: relazione storica (gentile concessione del "Museo il Ricordo")

 

Il forte si trova a 1633 metri, sopra la piana di Marcesina.

Costruito dal genio militare, i lavori furono diretti dal maggiore del genio Antonio Dal Fabbro, che diresse i lavori di tutti e tre i forti dello Sbarramento Brenta – Cismon. Esso era formato anche dai forti Cima di Campo e Cima di Lan eretti nella zona di Col Perer sopra il paese di Arsiè e dal Lisser.

I lavori per il forte Lisser iniziarono nel 1911 e terminarono alla fine del 1914. Il compito affidato alla fortificazione era di controllare in concerto con i dirimpettai forti Cima di Campo e Cima di Lan la sottostante Valsugana da un attacco dell’alleata Austria Ungheria.

Il confine di stato si trovava a Primolano.

I lavori furono svolti sia da militari del genio militare della Sottodirezione del genio di Belluno, sotto la cui giurisdizione c’era lo sbarramento e anche da ditte civili che ottenevano dei cottimi dai militari. Per la costruzione furono utilizzati materiali provenienti dalle cave della zona e per l’arrivo di essi in quota si utilizzò una grande teleferica che da Primolano arrivava nel piazzale antistante al forte. Prima di erigere la casamatta principale, fu fatta la strada d’accesso e le caserme che dislocate in posizione protetta, su due piani a quota 1550 circa che poteva ospitare 200 uomini.

Durante questi anni, sul cantiere uscirono delle foto nella Domenica del Corriere ed anche altre notizie su ciò che si stava facendo sopra ad Enego, tanto che i militati ebbero l’ordine tassativo di non aver nessun contatto con il parroco del paese e nemmeno di farlo avvicinare al cantiere. Il prelato era noto per non avere molte simpatie per l’Italia.

Il forte Lisser si basava sul modello costruttivo ideato dal generale del genio Enrico

Rocchi. A partire dalla metà dell’800, si diffusero in Europa due scuole fortificatorie,

definite dei forti corazzati e delle fronti corazzate.

Per quanto riguarda le opere italiane che si costruirono a partire dagli inizi del 900 seguivano i dettami tecnici del modello Rocchi , il quale era uno dei discepolo della scuola dei forti corazzati.

Questi forti ideati da Rocchi erano disposti ad intervalli di 4 km uno dall’altro. Le opere erano armate con 4 o 6 cannoni da 150 mm su cupole corazzate. Oltre a ciò, all’esterno della fortezza, se il terreno lo permetteva, potevano essere disposte delle batterie costituite da obici da 150 mm.

Il fortino con torri girevoli corazzate, destinate a costruire il nucleo dell’armamento di protezione di uno sbarramento, ovvero un centro di resistenza, in appoggio a batterie scoperte, occasionali od improvvisate.

Inoltre l’opera doveva essere dotata di osservatorio in cupola e di proiettori in cupola per l’osservazione del terreno circostante il fortino.

La fortificazione constava di un edificio unico, orientato con fronte principale a ovest/nord –ovest, a due piani esattamente sovrapposti. Al piano terra c’erano i vari servizi, generatori elettrico, accumulatori, cucine. Il piano superiore, era la casamatta principale, il cuore dell’opera. C’erano i 4 pezzi d’artiglieria in cupola corazzata, intervallate dalle riservette, i locali dove venivano stipate le munizioni in attesa dell’uso. Al lato sinistro, si trovava la stanza degli ufficiali, dove attraverso una scala si giungeva alla cupola osservatorio girevole, fissa da cui si poteva osservare il terreno circostante e poi attraverso il sistema di comunicazione delle tubature acustiche si davano i dati di tiro ad ogni singola cupola corazzata. Sempre da questo piano, ai due lati, si arrivava alle due cupole retrattile per mitragliatrici.

Dal piano terra, al lato sinistro, attraverso una scala sotterranea che oltrepassava il fossato di gola si accedeva alla polveriera che era all’interno della montagna. Lì dentro delle casette in legno, costruite per evitare qualsiasi tipo di umidità, si trovavano i proiettili e la polvere da sparo. Da questa posizione, attraverso degli elevatori i proiettili arrivavano alle torri corazzate. La polveriera era sempre costruita in roccia e lontana dalla batteria perché in caso di scoppio della polveriera il forte non avrebbe subito danni.

Per accedere al forte, c’era un ponte retrattile ed un muro frontale con feritoie per

mitragliatrici e fucili. L’opera era circondata dal fossato di gola. In posizione retrostante c’era la linea delle fanterie, una specie di trincea in cemento dove ad intervalli regolari c’erano delle lunette che potevano ospitare delle mitragliatrici in caso di attacco di fanterie nemiche.

Il forte Lisser, come del resto tutte le opere italiane costruite dai primi anni del’900 allo scoppio della guerra mondiale, potevano resistere al bombardamento dei medi calibri,150mm, per cui era stata testata sia la copertura che le varie parti che potevano essere sottoposte a tiro avversario. Nelle opere italiane non era previsto l’utilizzo di cemento armato, ma solamente cemento, un conglomerato cementizio formato da pietrisco minuto, come indicato nei capitolati del genio militare.

L’armamento del forte era di 4 pezzi di medio calibro, 150 mm, in cupole corazzate

Schneider girevoli, dello spessore di 15,5 cm, avevano una gittata utile dagli 11 ai 12km. Inoltre per la difesa ravvicinata nelle due cupole retrattili c’erano a disposizione 5 mitragliatrici: 2 Gardner modello 1886 e 3 Maxim modello 1906, 4 mitragliatrici su treppiede Perino modello 1908 da utilizzare nella linea delle fanterie. In posizione esterna, c’erano 8 cannoni da 75 mm in acciaio e 4 cannoni da 149 mm G su affusti d’assedio su cingoli Bonagente.

La guarnigione del forte era di 200 uomini, al comando di un capitano; erano tutti militari del 9° reggimento artiglieria da fortezza.

Allo scoppio della guerra, il 24 maggio 1915 tutti i forti della Fortezza Brenta – Cismon

si trovarono lontano dalle prime linee non sparando un colpo. A seguito del dramma

di forte Verena, il 12 giugno 1915, che vide la morte di oltre 40 militari per colpo di un proiettile da 305 mm di un mortaio austriaco che entrò nell’opera, tutti le opere della Valsugana furono disarmate e i pezzi in cupola utilizzati all’aperto.

Forte Lisser fu occupato dagli austriaci il 14 novembre 1917.

 

Di seguito un bellissimo video di Viaggiando Viaggiando molto esplicativo del Forte Lisser:

Per raggiungere il sito in auto, si può salire fino a localita Tombal, poco prima di Valmaron e prendere la strada a sinistra con indicazione “Forte Lisser” dopo pochi km si giunge in località “Lambara” dove sono presenti alcune malghe. Parcheggiando l’auto basta seguire la strada a piedi e in 40 minuti circa si giungerà sulla cima del Lisser dove ci si troverà di fronte l’omonimo Forte. Il forte è comunque raggiungibile anche a piedi da Enego, con sentiero CAI 868.

Il forte Coldarco è stata una fortezza militare costruita a difesa del confine italiano contro l’Impero Austro-Ungarico. Il forte si trova nel territorio comunale di Enego.

Nella strada che da Enego scende in Valsugana, in località Coldarco, sorge il “fortino Stella” (si trattava di una batteria in caverna). Le due fortificazioni servivano come supporto per lo sbarramento della Valsugana. Il forte era interamente scavato nella roccia. Si trattava di una lunga galleria di circa 300 m alternata da 5 gallerie che si affacciavano sulla sottostante Valsugana. La prima galleria fungeva da osservatorio mentre le altre si allargavano in piccole casematte ospitanti cannoni da 75A su affusti a candeliere. Sul lato sinistro della galleria principale, ed all’estremità di quest’ultima, erano state ricavate le riservette per le munizioni.

L’intera struttura era pavimentata e rivestita interamente in calcestruzzo con un sistema di canalette che raccoglievano l’acqua convogliandola nella cisterna costruita a destra dell’ingresso della galleria principale. Una trincea collegava la batteria in caverna al fabbricato di servizio, provvisto di magazzino di derrate e materiali vari, che poteva ospitare fino a 100 uomini. Per raggiungere il sito è sufficiente svoltare a destra lungo la strada che sale a Enego dalla Valsugana: in prossimità del decimo tornante troverete un indicazione “Forte Coldarco”; poco dopo si può parcheggiare l’auto e proseguire a piedi lungo un breve sentiero che vi porterà direttamente all’imbocco della galleria, oppure direttamente a piedi da Enego sia  sfruttando le mulattiere che scendono verso valle o semplicemente seguendo la strada principale.

Con il patrocinio del Comune di Enego

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